L’Auto elettrica di massa ? In Europa è solo utopia (Parte seconda)

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L’Auto elettrica di massa ? In Europa è solo utopia (Parte seconda)

(Seguito dalla Parte Prima)

Ma con le premesse riportate nella precedente parte di questo Post ( https://blog.veicoliapp.com/news/lauto-elettrica-di-massa-europa-e-solo-utopia/)  ho solo elencato ragioni ” socio-culturali” a ragione della mia convinzione, e non ho nemmeno toccato l’aspetto prettamente industriale che secondo me pone una barriera invalicabile alla diffusione di massa dell’auto elettrica “privata” in Occidente. E tengo a specificare : parlo dell’auto elettrica “privata” e in Occidente, perchè se parliamo di Continente Asiatico o Indiano, o se prendiamo in considerazione lo sviluppo di soluzioni “Sharing ” e “Pooling”, allora le valutazioni sono esattamente all’opposto.

Sull’elettrico Cina (più India) non è vicina. Ci ha surclassati.

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Nessun dubbio che alle latitudini opposte alle nostre la prospettiva della elettrica di massa sia decisamente più concreta,  e non solo che perlomeno in Cina le immatricolazioni quotano intorno al mezzo milione in media all’anno da qualche anno, ma per il semplice motivo che in proiezione risulta essere la scelta più efficace e razionale per questi motivi:

1) La motorizzazione di massa in quei Continenti è ancora tutta da costruire, e non solo per le unità circolanti (quindi sotto l’aspetto dell’industrializzazione, inclusi Know How, Licenze e Brevetti) ma anche per l’aspetto infrastrutturale, e dunque per il corredo di soluzioni (stazioni di ricarica, Hot Spot di connessione multimediale, formazione tecnica e Reti di Assistenza, ad esempio) che sono il supporto necessario per la mobilità elettrica.

2) La nota dolente dell’Industria automobilistica che “nasce da zero” è da sempre l’ammortamento. Progettare e costruire una piattaforma meccanica e motoristica propria è praticamente impensabile al giorno d’oggi per la incognita del “ROI” (Return of Investiments); la soluzione alternativa è “importare” tecnologia su Licenza o stringere Joint Ventures  dove la proprietà resta al Marchio “capobranco”. Oppure, come è accaduto all’atto della crisi mondiale del 2008, Gruppi Industriali Indiani e Cinesi hanno comprato letteralmente Marchi e relativo patrimonio industriale. Ma non può essere un sistema replicabile all’infinito. Sviluppare una piattaforma di mobilità totalmente elettrica invece sembra la soluzione più razionale proprio in considerazione di quanto sopra, co0nsiderando i volumi potenziali della mobilità di massa in India e Cina e senza dimenticare le risorse in materie prima che questi Continenti hanno al riguardo. Infine poichè le “variabili ” elettriche sono molto meno costose di quelle endotermiche da industrializzare, e poichè è più facile strutturare un sistema di Subfornitura da zero anzichè modificarne uno esistente da decenni, la rivoluzione elettrica da quelle parti è concretizzabile nei tempi previsti.

Ribaltate i concetti sopra esposti per Cina e India, e spalmiamoli in Europa e in Occidente: crollo del valore di Brevetti e Licenze, insicurezza di un mercato in “divenire” dove sono poco noti i Trends e la Concorrenza, necessità di far fronte all’aumento di massa della domanda con una dotazione infrastrutturale che non solo deve nascere ma deve rimpiazzare quanto è già esistente. Compresi i Posti di lavoro.

Caro vecchio “Motore a Scoppio”, quanti posti di lavoro hai regalato.

Usciamo dalla filosofia, dalla coscienza ecologica a buon mercato e restiamo pratici: come la mettiamo con la questione occupazionale ? Vi siete chiesti come mai la tecnologia “endotermica” ormai ammortizzata e vecchia di 150 anni di industrializzazione sia ancora così cara, visti i prezzi di listino delle auto in commercio? Perché l’Industria automobilistica, e le sue stesse inefficienze, nel nostro vecchio Occidente, sono un solido ammortizzatore sociale. Se è ancora possibile che la vecchia Industria dell’auto – ed il Terziario che essa muove – presenti un numero di lavoratori decisamente superiore alla somma di tante “nuove professioni” legate al Web ed alla comunicazione, è perché a fare numero sono ancora l’indotto (meccanico ed energetico) oltre che i servizi post-Vendita legati all’auto. E su tutto, a garantire l’occupazione sono usura, consumo, rotture, inefficienze. Strano a dirsi, ma molta gente lavora grazie al peggio dell’auto attuale. E di fronte al “salario” da portare a casa, ben pochi illuminati politici rischierebbero la lapidazione per imporre concetti così nobili ma scomodi come il rischio di perdita occupazionale a favore di un ambiente più sano…..

divieto di accesso

E personalmente la formula magica “Auto elettrica+Guida autonoma+Stazioni di ricarica automatica+Zero usura” così ben congegnata mi dà un solo risultato : più efficienza, e come è noto dove c’è più efficienza c’è meno lavoro. Per questo ritengo che quella vecchia, sporca e puzzolente auto che siamo abituati a vedere resterà ancora a lungo sotto le nostre finestre. Almeno per quanto riguarda l’uso privato e personale. Ma c’è un aspetto ancora più rischioso per tutta l’Industria dell’Auto Occidentale a mettere un segreto “veto” alla elettrificazione di massa. Lo vedremo nella terza e ultima parte di questo Post.

Posted by : Riccardo Bellumori

 

 

 

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