Dal Brexit buone opportunità per l’Automotive in Italia. Per chi le sapesse cogliere.

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Dal Brexit buone opportunità per l’Automotive in Italia. Per chi le sapesse cogliere.

C’era una volta l’Automotive in Italia.

Era la fine degli anni ’80 e festeggiavamo due milioni di auto prodotte sul suolo nazionale, un numero che ci metteva a fianco della Francia e proiettava la Fiat al vertice del mercato europeo prima della Volkswagen. Poi venne Maastricht e un territorio una volta molto desiderato dai Produttori di Auto e Ricambi Auto venne lentamente disertato, a causa della unificazione che ci toglieva il vizio di fare un po’ come ci pareva in ambito monetario e legislativo, e del declino che anche a seguito di quella unificazione ci colse.

Dal punto di vista del mercato ci siamo visti superare in prestigio dai tedeschi, dai loro Brands ma soprattutto da una visione della qualità che difficilmente avremmo potuto contrastare ad armi pari.

Dal punto di vista industriale, il declino si è manifestato con la desertificazione industriale, la scomparsa di Marchi e di siti produttivi, il crollo dei brevetti prodotti. Alcuni esempi : Si pensi solo al mitico “Gilnisil” il riporto anti usura brevettato dalla Gilardoni, si pensi al fatto che nel 1986 nasceva in Italia una delle due prime Industrie di veicoli elettrici applicata ad auto e veicoli commerciali (Microvett), e così via. Senza contare che in 30 anni abbiamo visto morire o quasi una decina di Marchi nazionali di Auto, Veicoli commerciali e industriali.

Dal punto di vista commerciale abbiamo visto le Concessionarie diventare emanazione diretta (strategicamente parlando) dei Costruttori, con la finanziarizzazione estrema delle modalità di acquisto, anche se a questa trasformazione non si sono adeguati i mercati di Assistenza e Ricambi, con la conseguenza che il nostro mercato ricambi è uno dei più polverizzati d’Europa e che il Service management è fonte quotidiana di lamentele.

Dal punto di vista industriale, per specificare, si è anche arrestata in Italia la crescita di Costruttori esteri che venivano in Italia con i loro insediamenti peer approfittare del vantaggio fiscale Doganale (infatti le merci prodotti nella Ex CEE ed oggi UE non erano soggette a Dazi) e anche del Know How della forza lavoro. Questo una volta, poi fummo lasciati in disparte per il nuovo interesse dei Costruttori ad investire nell’ex Europa dell’Est o ai margini della Extra UE.

L’Inghilterra rischiava lo stesso destino dell’Italia, ma da loro la Germania unificata e con il Marco forte si mise a fare shopping di Marchi Auto e cominciò ad insediarsi gomito a gomito con i concorrenti giapponesi quanto a siti produttivi.

Di fatto con la Brexit del 24 Giugno si è messo a rischio con la Gran Bretagna anche il posto di seconda produttrice di auto, con 15 Costruttori presenti, numerosi centri ricerca e Design, la sede di diversi Teams agonistici. Tutto un mondo che presto potrebbe aver bisogno di traslocare. In cerca di cosa? Di fiscalità vantaggiosa, di infrastrutture degne di questo nome, e soprattutto di Know How e tradizione manifatturiera. Sugli ultimi due punti siamo già vincenti in Italia. E’ su fisco e infrastrutture che non siamo minimamente interessanti. Una volta, nel 2013, si aprì la “Consulta per l’Automotive”, un organismo che ovviamente chiuse con un nulla di fatto. Riapriamola, se serve, per intavolare un programma di re insediamento produttivo peer accogliere ed incentivare tutti coloro che da un momento all’altro potrebbero decidere di abbandonare il Regno Unito. Ne riparleremo, o meglio speriamo di riparlarne…..Sperando ad esempio che diventino concrete alcune misure previste proprio all’atto della Consulta.

 

Posted by Riccardo Bellumori.

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