Cagiva: l’ultima grande Italia su due ruote

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Cagiva: l’ultima grande Italia su due ruote

C’era una volta l’italia industriale degli anni Sessanta. A Varese Gianni Castiglioni è un Imprenditore appassionato di moto. Rileva la Aermacchi, un marchio storico ma in crisi, e decide di rivoluzionarlo. Stringe un accordo con la Harley Davidson e produce in italia e vende su licenza della Casa americana le “H.D.” di piccola taglia, con cilindrate dai 125 ai 350 cc. Verso la fine degli anni Settanta tuttavia l’accordo con “H.D” va stretto non gli americani ma agli italiani di Varese, che hanno una valanga di idee in cantiere. Gianni Castiglioni lascia il comando al figlio Claudio e nasce la “CA.Gi.Va” (Castiglioni Gianni, Varese). Un nome all’antica, come nelle tradizioni artigianali di quelle zone. Pochi anni ancora di produzione della vecchia catena di montaggio, e poi il “botto”: nasce la “Aletta Rossa 125″, nel 1982. Una delle quattro moto italiane più vendute di sempre. Cagiva fa numeri che crescono ogni anni di due cifre, e non si ferma. Nel 1984 opziona l’acquisto della maggioranza della Ducati, e recuperando il patrimonio tecnologico regala alla casa di Bologna vendite da capogiro. Nascono le Ducati “750 F1″ che vincono in America. Nasce la Ducati “Paso” la moto più bella di tutta la seconda metà degli anni ’80. E va avanti la collaborazione con la “Bimota” per progetti comuni. nel 1985 Cagiva compra Moto Morini e Husqvarna, e nel 1986 la Garelli ed i brevetti della “Mini Moke”. Dal 1984 la casa di Varese è protagonista mondiale sia nel Motocross che nella “Parigi Dakar”.

Nella metà anni ‘80 il Gruppo Cagiva è il primo Gruppo in Europa, battendo la BMW per vendite e produzione. Dal 1988 Cagiva diventa anche una protagonista delle Gare di velocità con i più grandi Campioni USA in sella (Mamola/Lawson/Kocinsky) fino all’anno del ritiro nel 1994, quando perde per un ciuffo il Titolo Mondiale della Classe 500. I segni del pesante indebitamento del Gruppo però cominciano a farsi sentire. Cagiva deve progressivamente vendere alcuni suoi gioielli e piano piano si ridimensiona. Arrivano i tempi duri, quelli della “scooterizzazione” del Paese, ma alla fine degli anni ’90 nasce un nuovo sogno. MV Agusta. Nel 2011, ad Agosto, il genio di Claudio Castiglioni smette di creare. L’uomo muore e l’Industria italiana della moto, da allora, non sarà mai più la stessa….allora, per gli appassionati “grandicelli” c’è in questo 2015 un anniversario “trentennale”: tra il 19 ed il 20 Agosto 1985 una piccola grande sorpresa accade davanti agli occhi dei tifosi del motociclismo da corsa. Kenny Roberts è ormai un Campione stellare, un vero e proprio “ profeta”, arrivato in Europa dagli USA nel 1976, rivoluziona la tecnica di guida tradizionale e vince come un rullo compressore 3 titoli Mondiali di fila: 1978,1879,1980 con la Yamaha. La Cagiva in quel 1985 è l’unica Casa Costruttrice europea e soprattutto italiana (gli altri solo piccoli artigiani) a combattere contro le Case Giapponesi nella Classe “regina” (la 500 cc.). Dopo anni di risultati da metà schieramento porta in Gara la Cagiva C10, una astronave che però raccoglie meno di quello che meriterebbe. I suoi Piloti sono Marco Lucchinelli e Virginio Ferrari. Cagiva sta seriamente riflettendo sul futuro, si chiede se valga la pena continuare, e soprattutto deve capire quale sia il reale potenziale della C10. A sorpresa viene chiamato Roberts, e a Misano viene organizzata una sessione di Tests. Alla fine dei quali Re Kenny fa segnare un tempo sul giro di 1′ 21″ 86, solo 5 decimi di secondo più lento del record della pista fatto segnare da Freddie Spencer in occasione del GP delle Nazioni 1984, ma in condizioni di Pista e climatiche (siamo sotto Ferragosto) molto peggiori. A chi gli chiedeva perchè avesse attraversato l’Oceano per provare una moto diversa dalla Yamaha, Kenny rispose che era troppo importante per la Classe 500 che la Cagiva, unica vera alternativa alle Giapponesi, continuasse a correre. Perchè con le Rosse a due ruote ci sarebbe stato più spettacolo.

Riccardo Bellumori

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