Da Perkins a Volkswagen passando per l’EPA : un “Risiko” lungo 70 anni per il primato mondiale di auto Diesel (Seconda Parte)

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Da Perkins a Volkswagen passando per l’EPA : un “Risiko” lungo 70 anni per il primato mondiale di auto Diesel (Seconda Parte)

Tanto divenne il prestigio di Peugeot nella costruzione di auto Diesel, e tanta fu la fama proverbiale di robustezza e durata, che – non ultimo – le vecchie auto Peugeot che l’Occidente per lo più rottamava diedero vita alla saga mitica dei “Peugeottari”, quella dinastia di avventurosi commercianti che fino a tutti gli anni Novanta attraversavano lo Stretto di Gibilterra con vecchissime Peugeot cariche come cammelli e fatte correre all’impazzata attraverso il Deserto del Centro Africa dove venivano rivendute.
Vi chiederete certo quale sia stata all’inizio degli anni Settanta la Volkswagen Diesel più venduta. La risposta è facile : nessuna !
Infatti la prima motorizzazione Diesel su una Volkswagen nasce nel 1976 con la Golf “Serie I”, un motoretto da 1.500 cc e 50 cv.
Non parliamo neppure di BMW, presso cui il Gasolio troverà casa solo vicino alla metà degli anni ’80 : anni nei quali il Diesel comincia davvero a cambiare fisionomia, trasformandosi nel motore dedicato a chi viaggia molto, sta attento ai consumi ma ha piacere anche di provare il prestigio di un’auto di lusso oppure di collegare per la prima volta l’immagine del Gasolio con una veste sportiva, grazie ad una semplice sigla quel “TD” che sta per TurboDiesel : l’elemento che più caratterizza il mercato del Diesel in quegli anni infatti è l’espansione del turbocompressore, che porta una potenza specifica che ordinariamente girava tra i 18 ed i 30 Cv/Litro nei motori aspirati ad oltre 40 nelle versioni Turbo.

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La prima frontiera sportiva è superata : già alla fine degli anni ’70 la Citroen fa debuttare una Cx Turbodiesel in alcuni Rally, e la Peugeot seguirà nei primi anni ’80 con la “505 Turbodiesel”. Ma a fare scalpore ci pensa prima la Citroen con la “Cx” Turbodiesel 2200 da 95 Cv e 175 Km/h e soprattutto la Renault che lancia sul mercato la “Fuego Turbodiesel” la prima Coupè a Gasolio. Oggi ci sembra normale il concetto, ma all’epoca sembrava una iniziativa fuori del Mondo, tanto che una celebre rivista italiana parlandone scrisse un Titolo memorabile : “Bellissima, ma a che serve?”. Mentre anche Mercedes e Volvo cominciano a sfidarsi a duello sul mercato delle “Auto di Rappresentanza” (all’epoca non si chiamavano ancora Premium) con modelli Turobodiesel dedicati a chi voleva apparire, comincia a farsi avanti nel mondo la voglia di “esotico” : la Parigi Dakar affascina in TV milioni di appassionati che vedono saltare tra le Dune i Fuoristrada “4×4” e le prime forme di “SUV”.
E comincia una nuova epoca, quella delle cugine giapponesi della Jeep : Toyota, Mitsubishi, Nissan, Isuzu. I “gipponi” come vengono chiamati inizialmente tutti i fuoristrada si accompagnano ai Pick Up sempre più cercati come mezzi Trendy più che da Operaio. Ed è soprattutto attraverso il filone di Fuoristrada e Pick Up (e con il mercato dei Furgoni di cui prende il testimone dalla Perkins, una volta che questa si distoglie quasi del tutto dalla produzione leggera) che comincia a farsi strada un altro Marchio “Trust” nella produzione mondiale di Diesel : la ISUZU. Costruttore in proprio famoso soprattutto per Suv, Pick up e Piccoli Veicoli Commerciali, oltreché di una Gamma di Vetture che però resta semisconosciuta nel mondo, la Isuzu diventa molto forte nella fornitura ad altri Costruttori. Ricordo che motori Turbodiesel Isuzu si ritrovano in diversi modelli delle altre Case giapponesi ma anche nella Opel, ad esempio.
Poi è arrivata la rivoluzione del Common Rail, che debutta ufficialmente nel 1994, ma che comincia la sua ascesa commerciale a partire dai primi anni del Duemila. Sembra strano a persarci oggi, ma il mercato del Common Rail ha tardato un po’ a prendere piede non solo perché da parte di altri Marchi Costruttori era più conveniente “smaltire” una produzione già avviata di Turbodiesel “vecchia generazione” (cosidetti a Pompa rotativa) ma anche perché il Target dei clienti tradizionali di auto a Gasolio si mostrò inizialmente molto diffidente verso una tecnologia così spinta che di sicuro aumentava potenza e prestazioni riducendo rumorosità e vibrazioni, ma che poteva alla lunga mostrarsi potenzialmente più fragile e meno duratura delle architetture convenzionali. Come contraltare del Common Rail abbiamo la tecnologia del celebre “Iniettore Pompa” che all’inizio è preferito – e finalmente ne parliamo – da Volkswagen. La quale si trova ormai a capo di un Gruppo nutrito di Marchi (Audi ma anche Skoda e Seat) e che dunque da quel famoso 1976 della Golf Diesel (ricordata prima) aveva ormai preso un posto di rilievo sul mercato. Ma che di fronte alla soluzione messa in commercio dalla Bosch predilige una architettura –l’Iniettore Pompa – che nello stesso tempo fa da contraltare al Common Rail come prestazioni e piacere di guida ma ne qualifica il Costruttore di Wolfsburg come unico antagonista di prestigio. E’ storicamente questo lo scenario nel quale Volkswagen si costruisce piano piano un profilo di nuovo Leader del Mercato. Mettiamoci anche la sorte che fa rimbalzare nelle cronache del tempo le storie di motori Common Rail danneggiati da tracce di acqua o da morchia “naturalmente” presente nel Gasolio….Infine, ed arriviamo ai giorni nostri, il mercato è praticamente un monopolio dei Common Rail Turbodiesel, che a parte rare eccezioni in molti Paesi superano da tempo la quota di mercato dei motori a benzina. Oggi la Gamma è presente in tutti gli allestimenti (Berline, Coupè, Roadster, Ammiraglie, Suv, Pick up) e in tutti i Segmenti con una offerta di estensione impressionante: da 1.250 fino a 3.000 cc di cilindrata, con potenze da 70 Cv ad oltre 300. Significa che tutta la produzione mondiale di auto (e ripeto: tutta, dovunque spelende il sole) dispone di potenze specifiche tra i 65 ed i 110 Cv/Litro. Un limite che solo venti anni fa persino un Turbo a benzina avrebbe faticato a conseguire. Neppure la progressiva tagliola degli “Euro 4/5/6” ha mai ridotto questa escalation, accompagnata da Consumi (dichiarati) da favola….Probabilmente la corda è stata tirata un po’ troppo, ma nessuno se ne era accorto. Fino a che non si è mossa l’EPA (Environmental Protection Agency) negli Stati Uniti………….Ma questa è davvero un’altra storia.

Riccardo Bellumori.

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