Porsche 718 4 cilindri “flat”. Ritorno alle origini.
Tra tutto quello che si conosce della Porsche, visto che oggi è tra i pochi Brands “universali” della storia dell’Automotive, ci sono due o tre cose che pochi davvero ricordano e che invece sono fondamentali nella vita di questo Marchio.
La prima cosa è che se esiste la Porsche, forse lo dobbiamo in parte all’Italia. O meglio: ad un Marchio che a sua volta ha fatto la storia dell’auto. Il marchio si chiama Cisitalia, ed è una delle storie più incredibili e meravigliose del mondo dell’auto. Ve la racconto in brevissima sintesi. Piero Dusio, il Patron della Cisitalia, voleva costruire la Formula Uno più stratosferica dell’epoca. Siamo nel 1947 circa, la Guerra è finita e si ricomincia a creare interesse per le Gare automobilistiche, anche per il ritorno di immagine sulle vendite.
I regolamenti di quella che sarà battezzata “Formula uno” a partire dal 1950 sono a conoscenza di tutti i costruttori, ma in sostanza (date le conseguenze della guerra) nessuno ha davvero voglia di investire una fortuna per partecipare e vincere. Ma Dusio è di tutt’altra pasta: pretende di rivolgersi al miglior progettista in quel momento in circolazione, “Ferry” Porsche, e a lui offre un compenso da capogiro e carta bianca per la progettazione di una monoposto rivoluzionaria. Ed il risultato nel 1949 fu la “Cisitalia Grand Prix 360″. Allo stesso tempo Ferry Porsche era discendente diretto del Professor Ferdinand Porsche, il capostipite della dinastia e “papà” della Auto Union anteguerra ma soprattutto della “Volkswagen”.
Purtroppo per lui, il Professor Porsche ha conosciuto anche alla fine della Guerra l’onta dell’accusa di collaborazionismo con il regime nazista. A causa di questo fu imprigionato in Francia e la sua famiglia fu costretta a fuggire in Austria – in Carinzia – dove era proprietaria di alcuni terreni e capannoni. Ed è proprio in Carinzia che nasce la Porsche. Nel 1949 dai capannoni di famiglia (e grazie anche al compenso ottenuto dalla Cisitalia) “Ferry ” Porsche fa uscire la “356″, la prima Porsche, che era dotata del 4 cilindri “piatto” della celebre Volkswagen.
La terza cosa infatti che occorre sapere della Porsche è che appunto la motorizzazione capostipite derivava dalla “macchina del popolo” pur se profondamente rielaborato e potenziato. Tanto per capirci, nelle diverse estensioni della “Volkswagen” del Reich le motorizzazioni andavano dai 1100 cc. ai 1600 cc. con potenze risibili. Nelle Porsche “356″ dei primi anni ’50 (tralasciando dunque le prime versioni con motorizzazione di base) il motore 1.5 arrivava a 55 Cv. Ma già nella “550 Spyder” si arriva a ben 110 Cv.
Ed infine ecco la mitica “718″ del 1957: ancora un 4 cilindri “piatto” che però è sempre meno di derivazione Volkswagen e sempre più un prodotto “Factory” di casa Porsche. Infatti in questa estrema produzione siamo a 1600 cc per 142 Cv. Ovviamente “quella” 718 venne equipaggiata con motorizzazioni anche diverse. Ma è tutta un’altra storia.
Fonte e Copyright: Mike Maez, Gooding & Co.
Qui invece ci troviamo a parlare della “nuova” 718.
Cioè la evoluzione (meglio sarebbe dire la trasformazione) delle celebri “Cayman” e “Boxster” con la rinnovata famiglia di motori “piatti” a 4 cilindri contrapposti da 2000 o 2500 cc.
La nuova generazione “718 Boxster” e “718 Boxster S” ha dunque il nuovo propulsore che viene comunemente definito boxer, turbocompresso, che offre ottime doti di potenza e bassi consumi: 300 Cv il due litri, 350 Cv la 2,5 litri, ma rispetto al precedente 6 cilindri consuma il 14 % in meno di benzina.
Qui da noi in Italia sarà presente a breve, e probabilmente sarà un successo di vendite come da tempo Porsche ci ha abituati.
(Immagine di testa e finale scaricata dalla Rete – Copyright sconosciuto. Per ogni comunicazione in merito contattare la mail info@veicoliapp.com)
Posted by Riccardo Bellumori.