Brexit e Settore Auto. Alcune riflessioni (Parte Prima)

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Brexit e Settore Auto. Alcune riflessioni (Parte Prima)

Quello di Sundeland è stato classificato come uno dei più attrezzati ed efficienti stabilimenti produttivi di auto al mondo. E’ della Nissan, che ha scelto la Gran Bretagna – per il suo gioiello produttivo – grazie alla perfetta posizione logistica, le infrastrutture tecnologiche e il sistema fiscale.

Nemmeno a parlare delle altre Case giapponesi (Honda e Toyota in testa, ma anche Suzuki, Kawasaki, Yamaha) che nel Regno Unito hanno creato le loro capofile europee da tempo sia per sfuggire ai dazi doganali sia per i benefits sopra descritti per la Nissan. Ford e GM, invece, dopo il crack Lehman hanno smobilitato parecchi insediamenti dalla Gran Bretagna (Ford a Southempton e Dagenham, Opel dismettendo le strutture Vauxhall) ma mantengono comunque un tessuto produttivo proprietario (incluse le sedi finanziarie di Ford Credit ad esempio) ed in fondo quasi tutto il settore Automotive (almeno 15 Gruppi e Marchi Auto) ha insediamenti in Gran Bretagna, tanto è vero che nel 2015 – periodo ancora di uscita dalla crisi – il paese ha prodotto 1,6 milioni di pezzi per un indotto (autovetture, ricambi, servizi) di circa 30 Miliardi di Euro.

Ed essendo la “City” londinese anche la piazza finanziaria per definizione, anche le varie “banche” e strutture finanziarie di molte Case sono insediate nell’Isola. E poi c’è la marea delle strutture IT dedicate ai servizi Automotive che sono insediate in Gran Bretagna….
Insomma, sotto la Union Jack si trova praticamente la seconda residenza del mondo Automotive globale.
E dunque, alla luce della “Brexit” appena decretata, cosa potrà accadere? Di sicuro, la prima conseguenza attesa dai Costruttori è il peso dei nuovi Dazi sui loro pezzi prodotti in Gran Bretagna. Tuttavia ricordiamo che la questione è biunivoca, pertanto anche per le auto “dalla Ue” verso il Regno Unito si pone il problema generale di un aumento dei costi fiscali e logistici. Per contro, crollerà il valore in Euro dei patrimoni (insediamenti, Know How, etc…) che i Costruttori hanno in quel territorio.

Fin qui, tutto prevedibile, come è prevedibile che la svalutazione della Sterlina sui mercati concorrenti porterà vantaggi all’export di beni e servizi e all’ingresso di nuovi insediamenti produttivi, ed è forse questo il punto più convincente nelle motivazioni dei favorevoli alla Brexit, considerato che il voto per il “Leave” ha trovato forza guarda caso soprattutto nei decaduti Distretti Industriali.

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Perchè quello che pochi sanno è che dal 1992 ad oggi il comparto praticamente estinto in Gran Bretagna è quello manifatturiero-industriale (solo il 20 del PIL inglese contro il 78% del terziario) a fronte di una Industria dei Servizi che ormai deborda, ma che ha continuamente limato i margini e la ricchezza per tenere la concorrenza con i Paesi emergenti. Tanto è vero che pochi anni fa lo stesso David Cameron ha proposto un piano di rilancio dei Distretti Industriali.

(Segue alla seconda Parte)

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Posted By Riccardo Bellumori

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