“RATING” e “ SPREAD” : sapresti valutarli anche per la Tua auto ? O li chiamiamo solo “TCO” (Total Cost of Ownership)?
2008, l’anno del “Crack Lehman”. Da allora molte cose sono cambiate nel mondo, anche nelle nostre abitudini. Sono comparse nel nostro lessico alcune nuove parole: Crisi, ma anche “Spread” e “Rating”. Parole nuove, ripetute ogni giorno sui Giornali e in TV.Parole che spesso hanno pesato nei nostri destini e nelle nostre tasche. Anche il settore auto, come molti altri mercati industriali, ha dovuto fare i conti con gli effetti di questa crisi. Ecco perché mi viene da farVi una domanda : siamo sicuri che quelle che ho ricordato siano parole che possono masticare solo gli esperti di Finanza? Oppure anche automobilisti, motociclisti e Fleet Manager devono tenerle in considerazione? Prendiamo ad esempio in considerazione il “Rating” o lo “Spread” riferito alla Vostra auto” : sareste in grado di valutarlo? Quale potrebbe essere il “rating” della vostra auto? E che cosa valutare per “Spread”?
Ricordiamo brevemente i due termini:il Rating è il “merito di credito” che attesta la capacità di un debitore di soddisfare le obbligazioni e le aspettative future dei creditori. Ma allora, anche il risultato di vendita dell’Usato è una aspettativa di molti proprietari di auto. Anzi, possiamo definirla una “obbligazione” dato che dalla vendita dell’Usato il proprietario spera di ricavare sia il giusto ritorno delle spese avute per la vecchia auto, sia un buon anticipo per l’acquisto di una nuova auto.
Lo “Spread” invece è semplicemente la differenza tra il tasso di rendimento di un’obbligazione e quello di un altro titolo preso a riferimento migliore
Quindi, in ambito di rivendita della propria auto, potremmo considerare lo “Spread” come la differenza tra il “ritorno” garantito da un’auto che si presume essere “Best Seller” rispetto ad un’altra che non lo è.
Perché in fondo l’auto – come un prodotto finanziario- è destinato a vivere di compravendite e ogni automobilista in fondo è un creditore…..del suo stesso mezzo di trasporto !!!! Vi ricordo che il credito in questione, infatti, ha a che fare con diversi “anticipi” che il proprietario sconta nel corso del tempo : prezzo di acquisto, tassi finanziari, assicurazioni e Garanzie, costo di guasti tecnici e manutenzione ordinaria. Ma anche gomme, carburante. E non di rado costi di ricovero notturno e parcheggio cittadino e diurno. Tutto questo dura e vale fino alla rivendita del mezzo, quando il bene – acquistato da un altro -restituirà una parte dell’impegno finanziario speso dal proprietario di origine.
E badate bene! A questo punto – all’atto della vendita – nell’automobilista scatta una sola molla : conseguire per il proprio mezzo le condizioni di utilizzo e conservazione piu’ conformi a quelle che consentano in via ipotetica la soglia migliore di quotazione del mercato. Il che implica molto spesso che prima della messa in vendita il proprietario si dovrà impegnare nelle spese di “ripristino” del mezzo, proprio per meritare il massimo della possibile quotazione di rivendita. Il che mi porta a descrivere il tutto con una semplice rappresentazione, facendo un paragone tra due auto del tutto ipotetiche, con valori di acquisto diversi, ma anche con costi di gestione e prezzi di rivendita diversi. Cioè, con le dovute approssimazioni, potremmo trovarci tranquillamente davanti a questo “doppio scenario”:
- Auto “BESTSELLER” rivenduta dopo 3 anni dall’acquisto.
………………..Costo di acquisto “100”;
………………..Prezzo di vendita come Usato : “80”.
Superficialmente si potrebbe ritenere che il “Rating” di questa auto sia compreso solo nella proporzione tra prezzo di acquisto e di rivendita nell’Usato : “100″-”80″=”20″ (perdita secca del valore di acquisto).
Ma non manca forse qualcosa? Si. Mancano i soldi spesi per la vita dell’auto.
………………..Spese per : Garanzie, assicurazioni e tagliandi “40” (perché magari è un’auto gettonatissima per ladri, ma anche costosa in Officina…..);
……………….Spese per carburante e gomme : “40”.
Riepilogo totale spese e rivendita :(“100” + “40” + “40”) – “80” = “100” ( dove “100″ è il denaro perso perchè non remunerato dalla vendita). In parole povere, considerando TUTTE le spese sostenute, il valore di rivendita lascia comunque “per strada” un valore uguale a quello originario di acquisto…..
Prendiamo ora in esame – all’opposto – un’altra auto, che al confronto di quella “BESTSELLER” chiamerò “GENERAL” , che magari costa un po’ meno della prima ma si rivende “peggio”. E la valuto sempre rivenduta dopo 3 anni.
………………..Costo di acquisto “95”;
………………..Prezzo di vendita come Usato : “65”.
………………..Spese per : Garanzie, assicurazioni e tagliandi “25”;
……………….Spese per carburante e gomme : 25”.
Riepilogo totale spese e rivendita : (“95” + “25” + “25”) – “65” = “85” (denaro perso). In parole povere, considerando le spese sostenute, con la vendita di questa auto si recupera almeno un valore “10″ dell’originario prezzo di acquisto.
Capite la differenza? Sulla base dei soli valori previsionali di rivendita sull’Usato, lo Spread di confronto sarebbe stato tra la migliore “BESTSELLER” (migliore perché prometteva un ritorno di “80” contro un costo di acquisto di “100”) e la peggiore “GENERAL” (peggiore perché promettava un ritorno di soli “65” a fronte di un esborso di “95”) . Comprendendo anche l’aspetto della Gestione, i valori si ribaltano a favore della “GENERAL” !!!
Certo, Voi direte: ma sono valori ipotetici, esemplificativi. Solo fantasia, dunque ? Non credo ! Quanti di noi fanno le dovute valutazioni di “TCO” (Total Cost of Ownership) prima dell’acquisto della loro auto? Quanti si lasciano influenzare dai soli valori storici di Eurotax, Quattroruote, ecc, e dalla idea che le “BESTSELLER” siano ancora degli Assegni Circolari ?? Tutti i supporti che studiano i valori di rivendita dell’usato si basano sulle previsioni degli operatori commerciali (dealers, assicurazioni, ecc.) e tengono conto soltanto del rapporto tra prezzo di listino/acquisto e previsioni di rivendita delle auto indicate. Non si tiene conto dei costi di Gestione, ovviamente….
La prospettiva di rivendita di un’auto, per il proprietario, deve tenere conto invece di variabili molto più complesse. Facciamo un esempio. Che tipo di rating auto avrà avuto una Mazda prima del 2000 (dopodichè passò al Gruppo Ford) e fino al “Boom” di vendite tra il 2005 ed il 2006 ? Ovviamente quasi nessun supporto di quotazione ufficiale nel 2004/2005 avrebbe potuto anticipare quei valori di mercato Usato che Mazda ottenne solo in virtu’ di un maggior appeal presso il pubblico. Tuttavia chi ha comprato Mazda nel 2003, ad esempio, avrà avuto negli anni successivi una gradita sorpresa, come accadde precedentemente ad esempio per quelli della Daewoo quando apparve la “Matiz”.
Quale è la morale di questo Post? Solo una : scegliete non solo con Eurotax in tasca, ma informandovi del costo di manutenzione, della tariffa furto/incendio, della presenza di punti assistenza sul territorio, della classifica di affidabilità dell’auto che intendete comprare, ecc.
Molte di queste informazioni sono reperibili anche su Internet e, grazie anche a supporti gestionali (come quelli proposti dallo Staff di “Veicoli”, ad esempio), possono essere analizzate e monitorate al massimo grado di utilità e di controllo.
Riepilogando, io vi consiglio di valutare questi aspetti:
- Fattori chiave tecnici, economici, gestionali della vita dell’auto;
- Prospettive del brand, del modello e del settore di mercato;
- Differenza tra acquisto, spese di gestione, rivendita futura dell’auto;
- Dati relativi al customer satisfaction (affidabilità, reclami, capillarità della rete commerciale e assistenza, back office con il cliente).
In conclusione, speriamo di avere in futuro la possibilità di valutare opportunamente sia il “RATING” di un’auto, che il corretto “SPREAD” tra diversi modelli, in modo da rendere maggiormente consapevole l’automobilista in fase di acquisto.
E voi? Come valutate gli aspetti sopra citati? Quali altri dati tenete a mente durante l’acquisto di un’auto?
Riccardo Bellumori