Ayrton Senna. Come l’ho visto io.

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Ayrton Senna. Come l’ho visto io.

Era una stella di Primavera, per questo evidentemente è nato il 21 Marzo.

Una Primavera gialla di sole e verde di speranza, come i colori del suo casco. Ayrton li aveva dipinti perchè erano la sua bandiera, erano i colori del suo Brasile. Nel 1986 dimostrò a tutto il mondo il suo attaccamento a quella Nazione: il 21 Giugno in Messico la Francia aveva appena battuto ai rigori il Brasile eliminandolo dal Torneo. Il giorno dopo si correva a Detroit il Gran Premio degli Stati Uniti. Ayrton alla fine lo vinse, e nel Giro d’Onore un Commissario gli consegna in mano una bandiera brasiliana e Ayrton sporse il braccio fuori bene in vista per farla sventolare in Mondovisione.

Quel Senna “ex Da Silva” per una attitudine tutta brasiliana a coniare cognomi unendo quelli del papà e della mamma.
Di Ayrton io avevo sentito e letto a partire dai primi anni Ottanta. all’epoca era così, i Campioni del futuro si cominciava a vederli dal mondo dei “Kart” ed il giovane brasiliano era una macchina da guerra. Solo un certo Fullerton gli seppe tenere testa, e presto si capì che il Kart ad Ayrton andava stretto. Per questo cominciò l’avventura in “Formula Ford” e poi nella Formula 3 inglese. Di lui colpì subito la maturità e la professionalità, in ogni categoria.

Finalmente, dopo aver stravinto nella Formula 3 inglese (12 vittorie e 15 Pole Positions in 20 Gare…) Ayrton fa dei Tests preliminari su monoposto di Formula Uno. Prova la Williams, prova la Mc Laren insieme ad un altro futuro “marziano” – Stefan Bellof – e alla fine nel 1984 viene assoldato da una ancora semisconosciuta Toleman. Alla quale regala le prime vere soddisfazioni: secondo posto a Montecarlo, e altri due Podi, i primi nella storia del Team inglese.

Montecarlo, Giugno 1984 rimane negli annali della storia. In Pista diluvia, il tempo ideale per un Pilota come Senna. L’asso del momento, Alain Prost che conduce la gara, perde ad ogni giro sempre più terreno da Ayrton e da Stefan Bellof. Qualche giro e il brasiliano su una proletaria Toleman Hart potrebbe superare il campione francese sulla elitaria McLaren Porsche, ma viste le condizioni impraticabili della Pista, la Direzione di Gara decide (secondo me giustamente) di sospendere. I tifosi di Ayrton tuttavia per anni considereranno quella sospensione un favore a Prost.

Ayrton lungo dieci anni sarà uno dei “re” di Montecarlo con sei vittorie. Ma il brasiliano fu anche e soprattutto il Re delle Pole Positions. 65 Pole in 161 partenze, in pratica due ogni cinque Gran Premi.Un carro armato!

Durante la sua carriera in Formula Uno ha guidato Lots, Mc Laren, Williams, dove purtroppo trovò il momento fatale nel Maggio 1994. ma il suo obiettivo – o sogno – di cui parlò in alcune interviste era correre per la Ferrari. Non ci riuscì purtroppo. Ma Ayrton è diventato un mito perchè a suo modo è stato un “ponte”: tra due epoche, tra Campioni di ieri e di oggi, tra due modi differenti di vivere il mondo delle Corse. E probabilmente questo suo essere uno “Stargate” è alla base del suo mito. Vedete, per chi seguiva la Formula Uno dalla metà anni ’80 al 1984, difficilmente capiterà un periodo come quello: tanti Campioni in Pista, una trentina di Titoli Mondiali pronti a sfidarsi tra di loro (Senna ma anche Lauda, Piquet, Prost, Mansell, Senna, Rosberg, Fittipaldi, Schumi, Hakkinen, Hill…). Senna si è ritagliato un posto in mezzo a questi “mostri sacri”; ha esordito mentre era ancora vivo il dolore per la scomparsa di Villeneuve : anzi, il quel maledetto sabato di Zolder 1982 Senna era presente in Pista perchè si correva la gara di Formula Ford. Strano incrocio del destino.

Ma Senna soprattutto ha segnato un confine tra gli ultimi retaggi di Campioni un po’ “border line” a confronto con il suo rigore spartano: nessun eccesso o stravizio, allenamento e sacrifici per l’unico obbiettivo, che era “vincere”. Anche se la tensione e lo stress – probabilmente – furono alla causa di una parèsi facciale che lo colpì nel mezzo della stagione di esordio in Formula Uno. 

Ayrton, con la sua tenacia, la sua semplicità, la assenza di protagonismo e soprattutto una grande Fede ha segnato passo dopo passo una intera Stagione. Quelli come me che hanno avuto la fortuna di viverlo sull’istante ricorderanno sempre di aver assistito a qualcosa di straordinario.

Ciao, Ayrton……

Posted By Riccardo Bellumori – IMMAGINE DI TESTATA Copyright Getty Images

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